martedì 22 febbraio 2011

RUBRICA | PARLA CON ME

Palpebre appesantite: quali rimedi?
Ho le palpebre, sia superiori sia inferiori, molto appesantite. Non credo si tratti solo di un problema di borse di grasso: noto, infatti, un notevole eccesso di pelle a livello delle palpebre inferiori, che mi danno un aspetto stanco ed uno sguardo spento. Quali possono essere le altre motivazioni ed i possibili rimedi?
(lettera firmata)

Il problema delle palpebre appesantite può dipendere da tre cause: un eccesso di grasso, un eccesso di pelle, un cedimento dei muscoli delle palpebre inferiori.
° Per risollevare quelle superiori si rimuove una striscia di pelle in eccesso a livello della piega palpebrale, così da non lasciare nessun segno di incisione. Successivamente si asportano le eventuali borse di grasso, se sono presenti.
° Per dare un aspetto più naturale al risultato, non deve essere tolta una grande quantità di grasso, altrimenti si rischia di avere un occhio incavato ed innaturale, che non si armonizza con il resto del volto.
° Per le palpebre inferiori bisogna tenere conto conto di quanta pelle in eccesso è presente. Nel caso sia solo un problema di borse di grasso, si effettua un'incisione transcongiuntivale (cioè dietro la palpebra), che non solo non lascia segni esterni, ma garantisce tempi di ripresa più rapidi.
° Se è presente un eccesso notevole di pelle e lo sguardo appare stanco, la causa, al di là di borse di grasso presenti, può dipendere da un cedimento dei muscoli sottostanti. Infatti, come per le guance ed il collo, spesso la presenza di rughe a livello delle palpebre inferiori non dipende solo da un danno del derma, che col tempo perde elasticità, ma da un cedimento della muscolatura.
° Il rimedio più efficace e duraturo consiste nel risollevare questi muscoli, così da restituire freschezza non solo alla parte inferiore dell'occhio, ma anche alla metà inferiore della guancia. L'effetto finale è più armonico, in quanto le palpebre inferiori e la parte superiore della guancia vicina all'occhio devono essere trattate insieme.

lunedì 21 febbraio 2011

RUBRICA | PARLA CON ME

"Non abbiate paura di fare domande o chiedere spiegazioni: chi è preparato e sicuro saprà rispondere a tutte le vostre domande e rassicurarvi sulle vostre paure."

Se avete un dubbio relativo alla medicina estetica ed alla chirurgia plastica scrivete all'indirizzo email:

info@antoniodistefano.it

domenica 20 febbraio 2011

LA RINOPLASTICA | INFORMAZIONI PER I PAZIENTI

La rinoplastica è uno dei più antichi procedimenti chirurgici conosciuti. Ha come finalità la correzione di anomalie nasali estetiche o funzionali, che possono essere traumatiche, congenite o infiammatorie. La tecnica più nuova e più frequentemente utilizzata è la tecnica extramucosa chiusa che si esegue dall'interno delle fosse nasali senza sezioni della mucosa e senza cicatrici esterne visibili.


Nei reinterventi e quando si vuole modificare sensibilmente la zona della punta nasale, la tecnica scelta più frequentemente è la tecnica "open" in cui si accede alle strutture nasali con una piccola incisione esterna a livello della columella (zona più bassa del setto). La piccolissima cicatrice che ne consegue (2-3 mm.) è del tutto invisibile a un anno dalla operazione. Le modificazioni della dimensione e della forma del naso si ottengono rimuovendo, adattando e riposizionando le strutture osteo-cartilaginee della piramide nasale secondo parametri ben precisi.
Nella maggior parte dei casi la rinoplastica si esegue per motivi estetici, per ridurre le dimensioni del naso, per eliminare un gibbo ("gobba") del dorso nasale o per modificare una punta troppo larga.
In alcuni casi l'intervento assume un carattere prettamente ricostruttivo quando si ripristinano menomazioni estetiche e funzionali insorte in seguito a lesioni traumatiche.
In questi casi alle modifiche della forma della piramide nasale vengono abbinate altre operazioni sul setto nasale e/o sui turbinati (settorinoplastica, correzione funzionale della piramide nasale).
INFORMAZIONI PER I PAZIENTI
  • L'intervento può essere eseguito a qualunque età (dai 14-16 anni sino alla terza età).
    nel sesso femminile si può eseguire già dopo 1 anno dallo sviluppo mestruale, nel sesso maschile quando il paziente abbia raggiunto l'80 % della previsione di crescita (dato fornito dall'auxologo o dal pediatra).
  • E' quasi completamente indolore.
  • Non esistono praticamente cicatrici visibili (anche nella tecnica open che prevede una piccola incisione della cute).
  • La rinoplastica può essere eseguita in anestesia locale con sedazione o in anestesia generale.
  • E' un'intervento quasi privo di rischi (vengono eseguiti tutti gli accertamenti pre-operatori per il rischio anestesiologico: esami del sangue, esami delle urine, elettrocardiogramma, eventuale radiografia del torace).
  • L'intervento comporta in media un ricovero di un giorno, ma frequentemente si può essere dimmessi nella stessa giornata dell'operazione.
  • Dopo l'intervento compare un modesto edema del volto ("gonfiore"), che dura in media tre-quattro giorni e lievi echimosi sotto gli occhi ("lividi"), che durano in media sette-otto giorni.
  • Con le tecniche attuali il tamponamento nasale può essere mantenuto per una sola notte.
  • Viene applicata sul naso una piccola protezione che viene rimossa dopo sette giorni.
  • Si possono riprendere le proprie occupazioni in media dopo sette giorni.
  • Non si possono portare occhiali ed esporsi lungamente al sole per circa due mesi.
  • Possono essere abbinati alla rinoplastica interventi sul setto nasale e sui turbinati quando esistono problemi respiratori.
  • Se la rinoplastica viene eseguita con tecniche chirurgiche adeguate non sussistono problemi nel conservare una corretta funzione respiratoria nasale.
  • In una percentuale del 1-2 per cento degli interventi è necessario eseguire alcuni ritocchi per correggere eventuali piccole anomalie. I risultati stabili e definitivi dell'intervento si ottengono dopo un anno per cui, per eseguire qualunque correzione, è necessario attendere tale periodo.
  • Non tutte le deformazioni del naso possono essere completamente corrette.
  • Per lo studio del caso, è molto importante eseguire una precisa documentazione fotografica pre-operatoria.

 Non esiste un naso teoricamente ideale. La valutazione di ciò che si vuole ottenere deve essere eseguita caso per caso tenendo conto delle esigenze del paziente, dei canoni di estetica generale, e dei parametri di armonia del volto.

L'obiettivo finale è quello di realizzare un naso il più possibile armonico con il volto e il più "naturale" possibile.

mercoledì 16 febbraio 2011

STEFANO ZECCHI | IL MISTICO DELLA BELLEZZA

Stefano Zecchi è proprio instancabile. Instancabile soprattutto nel sostenere che la Bellezza, se posta al centro della nostra esistenza e della nostra educazione, può costituire l’argine, l’antidoto ai tanti orrori da cui è quotidianamente insidiata la nostra vita. Zecchi ce lo ricorda nella sua ultima fatica, Le promesse della bellezza, edito da Mondadori. Un libro sobrio, scritto con stile semplice e per questo alquanto efficace, rivolto a tu ipotetico, a un tu universale in cui ognuno può, anzi dovrebbe sentirsi parte interessata, coinvolta. In realtà, a mano a mano che procedi nella lettura, ti senti sempre più preso, coinvolto, partecipe del suo dramma di uomo che, pur inorridendo, non intende arrendersi al degrado a cui la stragrande maggioranza della gente si sta assuefacendo. Zecchi ha l’autorità e il prestigio per lanciare il suo grido accorato di denuncia, di monito. Opera meditata, frutto di conoscenza e sentimento, si compone di tre ampi capitoli. 



Il primo è dedicato alla bellezza del corpo, il secondo alla bellezza della natura e il terzo alla bellezza dell’anima e dell’arte. Egli, infine, chiude l’opera con alcune riflessioni, a cui ha dato il titolo: Oltre il nichilismo, la bellezza moderna. Personalmente trovo più seducente, più coinvolgente, vorrei dire più nobile, il terzo capitolo che, come già detto prima, riguarda la bellezza dell’anima e dell’arte. Ma è nelle cose: l’anima rimane pur sempre l’universo più seducente. Questo non significa che i primi due capitoli non ci facciano riflettere, non ci diano illuminanti indicazioni, non ci preparino all’apoteosi finale. 
Zecchi sa creare coscienza. In fondo, tutta la sua vita è una testimonianza di questo impegno. No, non è solo impegno, è soprattutto vocazione, quasi una mistica. Ne arricchisce e completa il profilo di uomo e di studioso l’eloquio sempre pacato, l’odio per gli eccessi e le volgarità, l’incoercibile amore per l’armonia e il buon gusto. 
Ho resistito alla tentazione di addentrarmi nel contenuto dell’opera. Se l’avessi fatto, avrei privato il lettore del piacere e del godimento della sorpresa e della scoperta. Ma non farei giustizia del valore del libro di Zecchi se non mi soffermassi almeno su qualche riflessione, tra le sue più significative. Zecchi si erge a paladino contro il nichilismo e le sue devastazioni degli ultimi cento anni. Albert Camus diceva: La bellezza, senza dubbio, non fa le rivoluzioni. Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno della bellezza. Mi pare che per Zecchi, invece, la bellezza sia alquanto rivoluzionaria, profondamente rivoluzionaria perché egli ha sottolineato come la nostra storia occidentale ci abbia mostrato, talvolta drammaticamente, che senza bellezza la natura degrada, l’arte decade, la politica imbarbarisce. Ed aggiunge: la bellezza non è una qualità fine a se stessa, è un valore che testimonia un modello di civiltà e di costruzione di un mondo possibile… La bellezza racchiude tutta la tensione propositiva di una civiltà, aprendola al confronto e allo scontro sull’ideale di umanità da realizzare.
Oscar Wilde in La decadenza di una menzogna, affermò che la Vita imita l’Arte molto più di quanto l’Arte non imiti la vita e, a sostegno della sua tesi, produsse anche degli esempi. E c’è un passo degno di nota: la vita non solo trae dall’Arte spiritualità, profondità di pensiero e sentimento, tormento o pace dell’anima, ma può anche plasmarsi sulle linee e i colori dell’arte, e riprodurre tanto la dignità di Fidia che la grazia di Prassitele. Ma Zecchi ne riprende egregiamente il principio: l’Arte, dice Zecchi ha sempre avuto la funzione e l’ambizione di formare l’individuo: l’uomo occidentale ha costruito la sua identità attraverso l’arte, ma nel nostro secolo e in quello appena trascorso si è interrotto questo millenario processo di educazione. Nella creatività c’è il legame più profondo che ci unisce alla realtà del mondo. L’arte è la forma essenziale in cui si esprime la creatività, rappresentando sensibilmente l’azione.
Lo psicoterapeuta Aldo Carotenuto: Quali essere striscianti tra cielo e terra, non potremo mai liberarci della nostra duplice condizione. L’essere spirituali nel contempo carnali. Ebbene, Zecchi lo grida forte: la nostra vita non è soltanto materia che si sviluppa e decade, è anche creatività, progetto, utopia. La bellezza appartiene a questa dimensione non materiale della vita, che ha una propria idealità non circoscrivibile e limitabile al mondo soggettivo.
Gibran diceva che dove non c’è bellezza null’altro esiste. Sbagliava, perché non è vero che dove non c’è bellezza null’altro esiste, ma è, invece, in agguato l’orrore o, come dice Zecchi c’è il tramonto dell’esistenza.
Zecchi, riprendendo un concetto espresso da Baudelaire, dice che la bellezza è contemporaneamente nell’eterno e nel transitorio e che non può adeguarsi, senza ribellarsi, al fuggevole, all’effimero, al rapido mutamento, eppure vive nel contempo e nel suo divenire. Zecchi sa, avendone colmi il cuore e la mente, che l’esperienza e l’osservazione sono gli strumenti di cui si serve la coscienza per crescere, svilupparsi, evolvere. E allora ci da un consiglio appassionato: per cogliere l’eterno nel transitorio, devi imparare a vedere, non accontentarti di osservare distrattamente.
Billy Wilder diceva che il mistero della vita sta nella ricerca della bellezza. Zecchi fa di più: oltre che ricercare e scovare la bellezza dove c’è, la racconta e la rappresenta agli altri, creando, lo voglio ancora ribadire, coscienza ed erigendo disperatamente barriere contro il nichilismo dei nostri tempi o come dice lo stesso Zecchi, contro la decadenza come logica esistenziale del nichilismo! 


lunedì 14 febbraio 2011

CHIRURGIA ESTETICA | QUANDO E PERCHE'

Cosa spinge le donne e gli uomini a rivolgersi, sempre con maggior frequenza, ad un chirurgo estetico e alla chirurgia estetica?
Le motivazioni possono essere varie, prima di tutto ci si rivolge al chirurgo plastico-estetico perchè vi possono essere delle motivazioni dettate da esigenze fisiologiche, nel caso in cui il difetto fisico impedisce una vita corretta, oppure esigenze di tipo puramente estetico, o entrambe.


Molto spesso la richiesta di un intervento di chirurgia estetica trova motivazioni psicologiche palesi e/o inconsce. Il nesso tra chirurgia estetica e psicologia ancorché evidenziato nella pratica clinica può essere facilmente spiegato dalla proiezione che la mente ha sull’Io corporeo. 

Già l’arte greca stabilì nelle proprie sculture i canoni della bellezza allo scopo non solo di ottenere un’armonia di forme, ma anche l’equilibrio psicofisico. Alcuni dei canoni greci sono stati nel tempo modificati dall’evolversi dei costumi e della Società.

Rimane tuttavia sempre valido il rapporto tra ciò che la nostra mente elabora come immagine del nostro corpo ed il nostro modo di relazionare con il mondo esterno sia da un punto di vista sociale sia interpersonale. Al parziale cambiamento del nostro aspetto esteriore ottenuto dopo un intervento di chirurgia estetica, si assiste molto spesso ad una rielaborazione della propria immagine interiorizzata, ma nello stesso tempo proiettata all’esterno, e questa rielaborazione incide a livello psicologico talvolta in maniera sostanziale. 

Da ciò deriva, quindi, la valenza di questo tipo di chirurgia sia per l’individuo che ne beneficia, ma anche per il soggetto inteso come componente di una comunità sia essa famigliare, produttiva o affettiva. In realtà tutti desiderano essere più belli perchè la bellezza è spesso sinonimo di successo e di gratificazione e un aspetto piacevole e bello ci aiuta ad avere maggior fiducia in noi stessi e nel rapporto con gli altri, con il mondo esterno e per questo siamo disposti a ricorrere alla chirurgia estetica.

Certo, i canoni della bellezza possono cambiare nel corso degli anni, spesso sono legati a mode o a correnti di pensiero, ma il concetto vero di bellezza lo si può esprimere attraverso l'armonia delle forme e delle proporzioni che va ben oltre l'effimero passaggio di una moda o di un periodo ma rimane come indice di misura della bellezza oggettiva. 

Cosa avviene dopo l'intervento di chirurgia estetica?
"Si assiste molto spesso dopo un intervento estetico che abbia ottenuto il risultato previsto dall’operatore ed accettato dal paziente - afferma il Dr Antonio Distefano -  ad una modifica positiva di quest’ultimo sia nei rapporti interpersonali sia nella sua produttività vuoi privata o sociale. La correzione di difetti della forma (dismorfie) va oltre alla pur importante correzione “esterna” per agire più profondamente sulla percezione dell’Io corporeo e trasmettere all’esterno questa nuova elaborazione sotto forma di maggiore autostima e di maggiore disponibilità ad interagire con il mondo circostante".

"Infatti il giovamento che il paziente può trarre dall'intervento di chirurgia estetica - sottolinea il Dr Distefano -  spesso non si ferma al mero aspetto fisico, per quanto molto importante, ma si espande anche all'aspetto psicologico, donando maggior sicurezza in se stessi e nei confronti del mondo esterno e nei rapporti con gli altri, in altre parole regalando maggior felicità alla propria esistenza. Sentirsi più belli spesso corrisponde con l'esserlo REALMENTE. Se ci sentiamo più belli sicuramente appariremo più belli anche agli occhi degli altri".